Nonostante la sua fama di pensatore «apocalittico» e incline al pessimismo, non è assente in Romano Guardini una riflessione sulla speranza cristiana, che anzi viene solidamente radicata nella fede cristologica e nella fiducia posta nel Creatore; questa speranza richiede, per sua stessa natura, coraggio e lotta in ogni epoca, non solo in quelle che vengono più facilmente individuate come epoche di crisi. L’approccio di Ghislain Lafont è di ripercorrere lucidamente e criticamente le tappe del sapere, che l’Occidente fonda sul «logico», ovvero su tutto ciò che è razionale, intelligibile, misurabile, in altre parole «vero», riscontrandone l’inevitabile tramonto di senso, per poi intravedere la necessità non tanto di cambiare paradigma ma di introdurne un altro e integrarlo con quello che già abbiamo acquisito. Da qui l’intuizione di Lafont, sostenuta anche da altri pensatori, che l’oggi ci spinge a riammettere la categoria del «simbolico», cioè del «primato del legame nella struttura e nella vita del reale, nel desiderio e nel sapere umani». In Christoph Theobald la speranza riguarda un atteggiamento fondamentale dell’essere umano e si caratterizza per il modo in cui l’uomo si pone in relazione alla morte, al male e al creato. La sfida principale è la diffusione di questa speranza, a partire dai soggetti o portatori di speranza, verso un’umanità che, se vuole sopravvivere su questa terra, deve volersi umana. Per Theobald parlare di speranza non significa riferirsi a un semplice istinto naturale di sopravvivenza, ma entrare nell’ordine di un «possibile», che può essere costantemente attivato da ciascuno grazie alla libertà umana e al credere in «colui che dà vita ai morti e chiama all’esistenza le cose che non esistono».

(autori: Pier Luigi Cabri – Nicola Gardusi – Fabio Quartieri)

Indice del n. 57 (1/2025)