Il saggio è articolato in due parti. Nella prima si narra l’originale vicenda missionaria della Corea: la fede cristiana è stata introdotta nel XVIII secolo da giovani laici coreani che hanno conosciuto il cristianesimo attraverso libri importati dalla Cina. Il messaggio cristiano, trasmesso all’interno della famiglia, si è scontrato con l’ordine confuciano della società provocando numerose persecuzioni. La seconda radice della fede in Corea, dopo quella laicale, è dunque quella dei martiri. Nella seconda metà del XX secolo, grazie soprattutto al cardinal Stephen Kim, la Chiesa della Corea del Sud ha saputo interpretare la richiesta di democrazia e giustizia sociale della popolazione. Questo ha portato ad un significativo aumento del numero dei credenti, e ad una generale stima della società verso i cattolici. Nella seconda parte del saggio, si descrivono le iniziative missionarie attivate dalle diocesi, dalle parrocchie, dai movimenti ecclesiali e dagli istituti missionari. Importanti sono state negli scorsi decenni le «campagna missionarie». La Chiesa della Corea del Sud ha dato vita ad un istituto missionario, espressione dell’apertura alla missione universale. Il dialogo interreligioso, in Corea qualificato come dialogo «con le religioni dei vicini», è una via maestra della missione in Corea. La Corea del Sud è oggi un Paese avanzato e postmoderno, e la Chiesa deve affrontare molte sfide. Ma essa può contare su principi storici ben saldi e buone strutture per continuare ad essere al servizio della missione e dell’annuncio del vangelo.

(autore: Diego Cazzolato)

Indice del n. 52 (2/2022)