L’intervento si apre con una riflessione sul termine «povero»: nella sacra Scrittura non si parla mai in modo generico dei poveri ma sempre di una persona ben determinata, di «questo povero», quasi a indicare che Dio chieda ad ognuno di prendersi cura di un «suo personale» fratello povero. Il principio raggiunge il suo apice nel Vangelo di Matteo che non parla di una categoria precisa, bensì utilizza un termine generico – «piccoli » – come se ognuno dovesse trovare i «propri» piccoli, i «propri» poveri. Vengono poi presi in esame due diversi modi di reagire alla povertà: quello del serpente – il più nudo/povero di tutti che diventa il più astuto – che cerca di vendicarsi provocando divisioni e infelicità e quello espresso emblematicamente nella vicenda di san Martino, che percepisce di essere uno con il povero. Il contributo si chiude sul «grido» del povero che Dio ascolta com-patendo e trasformando in un appello all’azione dei suoi figli.

(autore: Stefano Toschi)

Indice del n. 42 (II/2017)