Il pastoralista afferma che l’idea di partecipazione attiva dei fedeli di Sacrosanctum Concilium non è altro che il recupero delle idee già espresse da Pio X e ribadite da Pio XII, cioè il modo ordinario di attingere al mistero pasquale di Cristo, in quanto il rito liturgico è il contesto celebrativo dei sacramenti stessi. In quanto la liturgia non è solo oggetto di riforma ma è a monte, il soggetto della riforma, essa privilegia l’agire di Dio più che l’agire dell’uomo e, pertanto, diventa un discorso che non si restringe alle categorie razionali ma va ben oltre, porta ad un’esperienza globale. Conseguenza di ciò è che l’interlocutore della celebrazione liturgica è il popolo dei battezzati e quindi è la Chiesa la Sposa che dialoga con Cristo Sposo. Fermandosi poi a mostrare, sulla base dei documenti post-conciliari, che il linguaggio liturgico coinvolge tutta la persona, mostra anche che la partecipazione attiva deve essere capace di creare comunione e di coinvolgere tutte le persone. Conclude richiamando l’importanza dell’assemblea eucaristica e in particolare della assemblea liturgica domenicale come la dimensione ecclesiale più autentica.
(Autore: Silvano Sirboni)