Nel rivisitare a vent’anni dalla morte la figura del Card. Antonio Poma – sacerdote pavese nominato vescovo di Mantova ad appena 41 anni nel 1951 e chiamato a succedere al card. Lercaro a Bologna (1969-1983) – questa ricerca si concentra sulla sua decennale presidenza della CEI, iniziata con Paolo VI e prolungata fino agli inizi del pontificato di Giovanni Paolo II (1969-1979). Tale presidenza – esercitata in anni dominati in Italia dal senso della crisi economica, politica, sociale, in cui si era rimesso in movimento traumaticamente il rapporto tra cattolicesimo, vita del paese e Stato (vedi la legge sul divorzio, la sconfitta cattolica al referendum, la legge sull’aborto) e la Chiesa stessa era percorsa da polarizzazioni tali da far temere pericolose divaricazioni – fu voluta direttamente da Paolo VI, che considerava il cardinale Poma l’interprete migliore della sua visione riformatrice per l’Italia. Lo studio documenta come il cardinale Poma sia stato una figura consolare nella Chiesa italiana, un sapiente tessitore di comunione e architetto del lungo periodo, a cui spettò il compito di dare spessore alla dimensione pastorale della CEI come soggetto chiave del cattolicesimo nazionale, di realizzare un profilo unitario nel quadro della polarizzazione cattolica, di creare unità tra vescovi e cattolici italiani, di non rinunciare a una presenza significativa della Chiesa in Italia soprattutto attraverso il rilancio dell’evangelizzazione.

(Autore: Andrea Riccardi)

Indice del n.18 (II/2005)