L’articolo pubblica in traduzione italiana, a vantaggio dei pastori d’anime, alcuni dei documenti che erano premessi all’edizione del 1523 e che furono omessi poi da tutte le altre 23 edizioni del periodo 1537-1603. Da essi si evince quale intuizione abbia portato al Liber sacerdotalis che può essere considerato il «nonno» del Rituale romanum del 1614 che progressivamente fino al concilio Vaticano II divenne il libro liturgico di riferimento per l’amministrazione dei sacramenti e dei sacramentali. Da tali documenti traspare anche l’afflato pastorale che mosse l’autore a tale opera, consapevole che stava componendo quello che sarebbe diventato nella pratica un nuovo libro liturgico. Si presenta poi sinteticamente la figura di Alberto da Castello discutendo su alcuni dati biografici apparsi nella bibliografia degli ultimi 60 anni.

(autore: Davide Righi) 

Indice del n. 36 (II/2014)