L’articolo si concentra sul Salmo 141 per studiarne in particolare l’imprecazione del v. 10 nel suo contesto immediato e nella sua collocazione all’interno dell’ultima raccolta davidica (Salmi 138–145). Mentre la salvezza elargita dal Signore al suo popolo viene celebrata con crescente intensità, il fedele prega di non incappare nei lacci degli idoli. Il nemico del suo Dio è già stato sbaragliato ma lui, personalmente, può ancora lasciarsi irretire dalle lusinghe della sapienza straniera. La forza dell’imprecazione risiede nell’assommare, nel grido dell’orante, l’intensità della supplica alla richiesta di una salvezza universale, con stilemi violenti la cui reale funzione è quella di confessare e lodare Yhwh.

(Autore: Marco Settembrini)

Indice del n.26 (II/2009)