RAININI Marco (Ordine dei Predicatori – Provincia di San Domenico in Italia)
«In cardine crucis». La centralità cosmica della redenzione nel Dialogus de cruce (Clm 14159) di Corrado di Hirsau
Primo relatore: BENDINELLI Guido op – Secondo relatore: MANDREOLI Fabrizio
Difesa: 26 aprile 2013 – Qualifica: summa cum laude
Il lavoro riguarda principalmente un testo inedito, che ci giunge tramite un unico manoscritto (München, Bayerische Staatsbibliothek, Clm 14159, ff. 1-188), e presuppone altri studi dell’Autore, già pubblicati in precedenza, in cui l’opera in questione viene attribuita allo stesso autore dello Speculum virginum (pubblicato nella collana del Corpus Christianorum. Continuatio Mediaevalis 5), e di altri scritti, fra cui l’importante Dialogus super auctores: si tratta di Corrado, monaco dell’abbazia di Hirsau, nella Foresta Nera, attivo nella prima metà del XII secolo.
La figura di Corrado di Hirsau ha conosciuto un singolare destino storiografico: la memoria del suo nome è tramandata solo da Johannes Trithemius, abate di Sponheim, vissuto fra la seconda metà del sec. XV e l’inizio del XVI. A causa delle notizie imprecise che trasmette a proposito di alcuni autori, e soprattutto a causa dell’invenzione di sana pianta di un paio di cronache monastiche medievali, a sostegno del suo progetto di riforma dell’Ordine, Trithemius ha goduto di pessima reputazione, quanto all’affidabilità, presso gli studiosi del XX secolo. In realtà, come è stato messo in luce da diversi contributi più recenti, Trithemius non solo ha accesso a biblioteche ormai disperse, ma spesso si mostra particolarmente preciso, alla prova di quanto emerge dalla critica più raffinata.
Il lavoro presentato prende le mosse dagli studi precedenti dell’A., che hanno chiarito come le informazioni di Trithemius a proposito di Corrado si debbano considerare corrette, e ricostruisce, a partire dall’inedito di Clm 14159 (identificato come «Dialogus de cruce»), i tratti della teologia del monaco di Hirsau, mostrando la vastità delle sue letture. Corrado appare così come un testimone particolarmente precoce della Glossa ordinaria, e forse conosce Abelardo; cita Ugo di San Vittore, ed è particolarmente vicino a Onorio Augustodunense e Ruperto di Deutz, fra gli altri.
La particolarità più interessante risiede nella sua speculazione ad alta densità simbolica, che porta Corrado a realizzare disegni e diagrammi di notevole spessore dottrinale (parzialmente riportati all’interno della dissertazione). Più in generale, lo studio è teso a ricostruire l’ambiente in cui si sviluppa la propensione a considerare il cosmo e soprattutto la storia come luogo di una rivelazione simbolica. In questo senso, la speculazione di Corrado di Hirsau appare l’ennesima espressione dell’influsso più o meno mediato dell’Eriugena, ben presente in tutto l’ambito tedesco del XII secolo.
Inoltre, la tensione fra la sostanziale diffidenza nei confronti dei nuovi metodi delle scuole cittadine da un lato, e l’assunzione dei loro testi e autori di riferimento dall’altro, mostra Corrado sul crinale critico del confronto fra «teologia monastica» e «teologia scolastica», che si mostrano così una volta di più come categorie storiografiche troppo ampie e d’altro canto troppo nette, per aderire a una realtà che gli studi recenti mostrano ben più sfumata, straordinariamente variegata e aperta a reciproche influenze.