L’intervento si propone di indagare sulla relazione esistente fra i due campi di esperienza ecclesiale lectio divina e proposta vocazionale. A causa della nostra concezione di «vocazione» la lectio divina rischia di essere piegata a contingenze funzionali o introduttorie e il richiamo all’icona biblica sa spesso più di analogia e similitudine che di modello normante e generatore di percorsi vitali. La Scrittura sembra chiamata a nobilitare e avvalorare un discorso, un orizzonte e un linguaggio che sono per lo più prodotti culturali ed ecclesiastici con scarsa aderenza alla Parola. Suggerendo meno apriorismo sacralizzante e più dinamica apertura a nuovi orizzonti di profezia e santità, l’autore propone un suo approccio a quattro note icone bibliche mostrando come sia possibile ricavare da esse delle indicazioni non tanto per «avere vocazioni», ma per scoprire nuovi stili di «vocazione», suggeriti dalla Parola nella sua originalità non manipolata.
(autore: Bruno Secondin)